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L​.​I​.​V​.​E

by La Malavoglia

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1.
Malinconia Io non sono niente in confronto a loro La torma della gente amante del lavoro Dei centri commerciali, delle feste nazionali Della Tv la sera come fosse una galera Se guardo questo mondo con occhi puri Vedo gli animi nudi e duri L’ambizione più alta è comprare Svendersi da soli e consumare Senza più un ideale, un astratto concetto Un’etica, un pensiero, una morale Solo il pragmatismo algido e vuoto In cui la famiglia non è che un gioco E la malinconia m’invade e squarcia il mio petto Quando cammino per le strade o mi sdraio sul letto Nel silenzio dell’ufficio, nel chiasso dei locali Nel valore delle armi e delle feste militari Se non fossi libero non potrei urlare E non avrei la forza di dimostrare Che siamo uguali nel cuore e nell’aspetto Nel viso, nel corpo e in ogni difetto Siamo borghesucci stanchi e annoiati Indici e numeri nelle basi di dati Fieri di acquistare un prodotto nuovo Inconsci di avere un cuore vuoto E tutti questi numeri classificatori Etichettano le stelle, i pensieri e i dolori E tu non sei nessuno fin tanto che esisti Solo se ti opponi, combatti e resisti Eppure io sento di avere ragione quando mi spezzo la gola dal dolore di urlare che è tutto da rifare radere al suolo e ricostruire ogni individuo nella sua intimità nella sua relazione con la comunità nei suoi sentimenti, nel suo cuore e così faremo la rivoluzione
2.
Appunti di filosofia Cosa farai? senza un diploma dove vai l'istruzione sarà il tuo unico padrone Se sei un giovane maturo, ti piace lavorare Guadagnare più denaro per poterlo sputtanare Vivere ogni giorno aspettando domani Scordandosi sempre che oggi sarà ieri Inseguire come un cane il porco agosto balneare Le feste, gli sconosciuti ed i regali di natale Senza pensare poi alla religione la fede in Dio, ma mi prendete per coglione? Sulla Chiesa penso, non ci sia da dire altro che Maria è l'unica donna sverginata nel parto e poi che bella la televisione starei lì a guardarla per ore ed ora che è tardi: è ora di dormire di cullare le tristezze e la paura dell'avvenire Amore, lo sai che poi la voglia passa e sposarsi è una cosa così bassa e noiosa, quindi cara facciamolo e basta Ma perché non sei più così entusiasta? e se c'è una cosa che mi da soddisfazione sarà il bere, la droga o il rumore io non bevo perché soffro e sto male bevo perché è bello potersi avvelenare e tutto quel che ho non è che rumore Che mi riempie di paure in ogni situazione Non voglio perdere anche i miei sogni Perciò sto buttando così i miei giorni e allora no! io non ci sto! che sia l'ultima cosa che farò! vi mostrerò che le mie scelte saranno distruttive per voi stolte ed inconsce anime sepolte Sarò responsabile di ogni deviazione Di ogni sbaglio e di ogni errore Subirò le colpe del mio agire Là sarò pianto e stridore di denti ma sarà sempre meglio che vivere da perdenti!
3.
La fine del mondo Ma non ti rendi conto Che sei obbligato a lavorare A dover spendere A voler comprare E allora dimmi se questa qua Si può chiamare libertà Ci posseggono tesoro Hanno comprato il nostro amore Gli hanno abbassato il prezzo Gli hanno cambiato nome Pensa che il sesso è un divertimento Come uno show, un intrattenimento Tanto per spendere dell’altro tempo E passare la serata, sia d’estate che d’inverno Se anche l’amore è motivo di profitto Preferisco appendermi al soffitto La libertà e la tolleranza Le hanno concesse le multinazionali Per creare una nevrosi Tra le classi sociali Un’ unica massa di borghesi depravati Volgari, rozzi, ignoranti e drogati Era il mito del progresso Della gloria, del successo Con cui il potere dei consumi Come schiavi ci ha oppresso E tutto ciò che ci rimane E continuare a consumare Questa amore, questa vita Questi soldi, questo cibo Questa ansia infinita È la nostra preistoria senza valori Senza una morale, senza padroni Servi di una sconfinata libertà Che ci dona tutto ciò che non ha E noi inermi e distaccati aspettiamo Di morire per togliere il disturbo Perché in fondo la vita è questo L’intrattenimento tra la nascita è il decesso
4.
Cosa mi serve E sia! Non ho un nome per questa malinconia Che mi prende mi assale e mi porta via con se Come se, avessi sbagliato posto E mi trovassi in un luogo che non conosco A quindici anni mi piaceva lavorare E pensavo anche che fosse normale Avere un sogno da dover realizzare E sperare fosse vero Babbo Natale Ma menomale che poi c’è l’Università Che ti insegna a fare baldoria in città E la vita diventa molto più bella Quando ti accorgi che non è più quella La felicità , pare sia in un bicchierino Tra un filtro ed un bel purino Chi la trova per primo mi faccia un fischio Non sono un servo, ma dirò: “Obbedisco!” Ho studiato cinque anni l’economia E vi posso dire che è una porcheria Scusate il giudizio un po’ volgare Ma a me piace parlare male Delle cose che muovono le nostre giornate Il lavoro, lo studio o le fidanzate Che poi più vai avanti più ti rendi conto Che non era un amore così profondo E non resta altro che la noia La malinconia che ti dicevo prima Sapere che sei giovane e forte Mentre a me sembra di aspettare la morte E non avere nulla da rimpiangere Forse meno voglia di restare al margine A che cosa serve tutta questa paura? A che cosa serve ? Ma che cosa serve Per avere un futuro tranquillo e sereno Come se la tristezza potesse venir meno E se davvero il dolore è eterno Come mai l’amore è così bello?
5.
L’anarchico Vedi, Franco, siamo ancora qua A marciare per un po’ di libertà. La stanchezza di avere un ideale Ci regala voglia di manifestare. Ti ricordi i volti dei poliziotti? E i fumogeni lanciati sopra i loro occhi? E le grida dei borghesi che correvano Di qua e di là, ma dove andremo? Dove andremo? Chi lo sa E io giornali raccontano stronzate Come sempre ci prendono a mazzate. E ci rinchiuderanno per l’eternità Ma cosa vogliono questi figli di papà? Li vedi adesso tutti questi ragazzini? Ad urlare e a picchiarsi contro i celerini? Non sono più come noi quarant’anni fa Ma ormai il paese è questo qua. Vedi, Franco, ormai noi siamo stanchi Di morire uno dopo l’altro nelle carceri. E il nostro ordine senza troppe regole È ammuffito sui tetti e fra le tegole. E voi, ribelli da salotto e da divano A voi, che tanto piace urlare piano Democratici estremisti, rivoluzionari in erba È grazie a voi se si annega in un mare di merda È grazie a voi se ci uccidono nelle prigioni Ci pestano e ci defenestrano come tanti aquiloni Tiranni e schiavi insieme, sembra una pazzia E invece no, si chiama Democrazia.
6.
La guerra Io vedo che la gente si Crede sapiente E pensa sia giusto Adeguarsi al solito niente Morti che traballano tra un Divano e un discount Rassegnati e annoiati M’ insegnano a vivere Chi si accontenta gode Se godi sei felice La libertà è un inganno E la lotta un triste affanno Tu lascia gli studi e vai a lavorare Che se farai soldi avrai quello che ti pare E allora dimmi perché stai continuando a respirare ad alzarti ogni giorno sempre all’alba senza un motivo senza ambizioni, senza speranze senza un passione che sconvolga la mente ma solamente con la paura di sognare Avresti voluto realizzare I sogni nel cassetto ma chissà dove hai messo la chiave del lucchetto tra amore liceale o le dispense universitarie o tra i guanciali di poltrone svedesi E intanto mi racconti Le tue idiozie Che il mondo ti opprime E non c’è via di scampo Ma ecco, io mi chiedo Se è vero o se ti sei arreso Alle ingiustizie della vita Tra un telefilm e una partita E ora vedi perché Io sto continuando a lottare È l’unica vita che ho È la mia guerra, non mi arrenderò È La voglia di cambiare Il desiderio di capire E così alla fine Sarà bello morire

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Qui inseriremo tutte le registrazioni dei nostri live

credits

released January 19, 2015

Tutti i testi e le musiche sono di La Malavolgia

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La Malavoglia Pisa, Italy

LA MALAVOGLIA
Songs written in the light of the streets while the shadow grows behind

EST. 2013

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